Nella piccola località balneare di Knokke in Belgio, una tradizionale casa è stata ristrutturata da Bea Mombaers come super stylish B&B.
La classica fattoria olandese con un tocco di cottage inglese è un accogliente e affascinante luogo di soggiorno e di relax. Soffitti alti e spazi aperti, pavimenti in cemento, grandi finestre e un mix invidiabile di mobili originali che spaziano dal design anni ’50 fino agli anni ’80 con nomi del calibro di Verner Panton, Arne Jacobsen, Charles & Ray Eames e molti altri.
Lo stile inconfondibile di Bea è il vintage e il ricercato design di bei mobili. L’architettura d’interni del Bed & Breakfast è semplicemente un delizioso piacere per gli occhi e una fonte infinita di ispirazione per la maniacale ricercatezza del dettaglio.
Il gruppo LVMH, holding francese di beni di lusso, ha recentemente annunciato la prossima apertura della nuova Fondazione Louis Vuitton a Parigi.
Nel Bois de Boulogne, una grande nuvola di vetro accoglierà la nuova fondazione culturale a firma di Frank Gehry. Un contenitore per la promozione dell’arte contemporanea che si erge tra alberi secolari del Jardin d’Acclimatation e dalla struttura che ricorda alle forme di un veliero.
Un’interessante sfida progettuale, in cui l’archistar canadese ha utilizzato 3.600 pannelli cilindrici di vetro per creare dodici vele curve, riuscendo a valorizzare la purezza e l’eleganza delle linee e, permettendo agli spazi interni di essere intensamente illuminati naturalmente. La nuova struttura espositiva ospiterà undici gallerie, un auditorium, spazi sia per mostre temporanee che per la collezione permanente. In concomitanza con l’inaugurazione della Fondazione, l’architetto Frank Gehry sarà protagonista al Centre Pompidou della sua prima retrospettiva mai allestita in Europa.
Il talento di Alexandre De Betak di Bureau Betak ha colpito ancora!
Questa volta con un’installazione realizzata al Museo do Design e da Moda (MUDE) di Lisbona in occasione del decimo anniversario della linea di moda dello stilista Portoghese Felipe Oliveira Baptista.
Il designer di origine francese De Betak, considerato il Fellini della moda, è specializzato nella realizzazione di eventi e fashion shows ed ha allestisto le più spettacolari passerelle delle grandi case di moda, da Dior a Miu Miu, passando per Viktor & Rolf, Jason Wu, Michael Kors e Victoria’s Secret. Nell’affascinande location del museo del Design e della Moda della capitale portoghese, De Betak ha realizzato uno spazio caleidoscopico con giochi di specchi e luci che offrono una visione multiforme del lavoro dello stilista.
Nella location postindustriale, nuda e decostruita del Mude, sono il riflesso e la lucentezza dei materiali utilizzati, che, in forte contrasto con il contesto, rendono il lavoro di De Betak estremamente affascinate. Il design sobrio, gli angoli acuti, i bordi netti, le superfici a specchio e le forme geometriche creano delle profonde viste prospettiche attraverso lo spazio che incuriosiscono lo spettatore e lo spingono a proseguire nel suo percorso, come fosse una passerella.
‘Specimen Series’ è l’ultima creazione di Do Hu Suh, famoso per le sue opere che sfidano la gravità, per la trasparenza delle sue installazioni architettoniche spettrali e le sue sculture in poliestere. L’artista coreano, ricreando una domesticità trasparente, indaga i temi della percezione che l’uomo ha dell’ambiente in cui vive quotidianamente e di come sia in grado di costruire la propria memoria attraverso il ricordo di stanze ed oggetti. Interessato alla plasmabilità dello spazio nelle sue manifestazioni sia fisiche che metaforiche, l’artista ha dato vita ad installazioni che mettono in discussione i confini di identità, esplorando il rapporto tra l’individualità, la collettività e l’anonimato.
Le sue opere nascono da un’esperienza personale: il senso di perdita provato lasciando il proprio paese per trasferirsi negli Stati Uniti nel 1991. Una sensazione di assenza di qualcosa di importante, esplorata e indagata durante i suoi studi presso il RISD, che l’ha portato a sviluppare una nuova concezione secondo cui gli ambienti del quotidiano diventano lo strumento per stabilire rapporti con nuovi spazi. L’artista ha ricreato gli ambienti e gli oggetti della sua vecchia casa in Corea con tessuti, resine e polistirolo. Fornelli, sanitari, luci con cui Do Ho Suh ha trascorso 15 anni della sua vita e che nel tempo sono diventati dati di misurazione per ricreare ricordi. Il processo di realizzazione di queste opere è stato inteso dall’artista come enfasi della deconcettualizzazione degli oggetti. Durante l’esposizione, la luce enfatizza la trasparenza dei materiali, mostrandone ogni aspetto e rendendo le installazioni totalmente traslucide, senza mistero e senza trucco. Le opere assumono così spettralità, una muta secondo l’artista, in cui l’energia accumulata dagli oggetti viene “sbucciata” per renderli intangibili al tatto.
Do Ho Suh ha ricevuto nel corso della sua carriera vari riconoscimenti, come il BFA in pittura dalla Rhode Island School of Design (RISD) e il MFA in scultura presso la Yale University. Le creazioni dell’artista coreano sono esposte in alcuni dei musei più importanti al mondo, come il MOMA, il Whitney Museum of American Art and Solomon R., il Guggenheim di New York, la Tate Modern di Londra e Mori Art Museum di Tokyo, solo per citarne alcuni.
È dello studio Metaphor il progetto House of Salad di Bangkok: una “casa vetro” nel cortile di un artista.
Attraverso l’uso del colore, della luce e degli arredi, i 140 mq reinterpretano lo spazio in un rifugio onirico dall’atmosfera rilassata e dedita alla creatività. Al suo centro, il ristorante con cucina a vista per il palcoscenico di lavoro degli chef, incorniciata da una struttura in legno e vetro. Tavoli e sedie in legno, abbinati con profili neri e coordinati da divani bianchi. Una grande tenda suddivide l’ambiente in uno spazio intimo e raccolto.
Il viaggio all’interno del House of Salad è reso sensoriale dai materiali: pareti in mattoni dalle sfumature grigio tenue che uniformano l’ambiente grazie a delle sfere luminose, che scendono dal soffitto e infondono una luce calda dai toni seppiati. Schizzi, disegni, spartiti e strumenti musicali sono appesi ai muri rendendo il ristorante ancora più coinvolgente. Le aste dei tendaggi si piegano sotto il peso dei panneggi e cornici vuote sui muri simulano le finestre mancanti attraverso le quali i clienti possono guardare fuori usando la propria immaginazione.
Parigi è una città dalle mille risorse, un viaggio nella capitale francese riserva sempre nuove opportunità di scoperta. Così, può capitare di visitare un luogo conosciuto come il Museo Rodin e il suo giardino e trovare nel bel mezzo dei tre ettari di verde curato, tra il roseto e il palazzo settecentesco dell’Hotel Biron, una installazione color arancio brillante.
Il progetto è dell’agenzia creativa parigina Bureau Betak che in occasione della presentazione della collezione haute couture spring/summer 2014 di Christian Dior ha creato un allestimento molto particolare. Una sorta di santuario temporaneo della moda, molto colorato all’esterno e totalmente bianco al suo interno. Un design scorrevole e continuo tutto dedicato all’alta moda della casa parigina. La struttura è avvolta in una abbagliante facciata arancio, una brusca contrapposizione all’ambiente sereno e curato del giardino in cui si trova. Capaci artigiani hanno lavorato a mano sugli interni, creando un ambiente fluido, fatto di curve continue nelle quali hanno ricavato colonne, sedute, muri e rampe e porte color oro. Le forme ricordano le architetture di Antoni Gaudí.
Il founder dell’agenzia, Alexandre de Betak non è nuovo al settore della moda e del design: ha trasformato gli eventi di Hussein Chalayan e Rodarte in momenti multisensoriali molto noti al pubblico di settore. Moda a parte, questo luogo parigino merita comunque una visita approfondita per ammirare l’architettura rococò del progetto dell’architetto Jean Aubert. Si trova nel VII arrondissement di Parigi, facilmente raggiungibile dai visitatori in metropolitana (fermata Varenne o Invalides).
Originale showroom e open space nella prefettura di Hyogo a Kobe dell’azienda di pelletteria giapponese Sisii, a firma dello studio di architettura di Yuko Nagayama & Associates in collaborazione con il paesaggista Toshiya Ogino.
Lo spazio dal design discreto e minimale è definito da una piattaforma rialzata in acciaio, che delinea il viaggio tra le aree di lavoro e le zone funzionali. Piegature o tagli disegnati sulla lastra creano l’ambiente per piccoli giardini fatti di rocce, piante e alberi locali, dove, in modo casuale, sono esposti su supporti metallici i capi d’abbigliamento. Inoltre, una serie di specchi a parete messi nello showroom per nascondere la zona di stoccaggio, creano un gioco disorientante e di amplificazione degli ambienti.
La sensazione onirica di camminare in un giardino dove i frutti sono le collezioni di giacche e borse, con la sola caratteristica che sotto al giardino c’è sempre un consulente aziendale pronto a dar suggerimenti o consigli per l’acquisto e quindi a ristabilire il contatto con la realtà.
Foto di Daichi Ano.
Il marchio francese Cinqpoints, il cui nome si rifà ai 5 punti della nuova architettura di Le Corbusier, ha prodotto una collezione “jeux” dal loook minimalista con predominante cromia del bianco e nero con netta ispirazione al mondo dell’architettura.
Un tocco nuovo e di design ai classici giochi di famiglia che spaziano dal kit di costruzioni in legno, modellini di carta da assemblare, memory con celebri edifici e carte da gioco con colori Bauhaus fino agli ironici occhiali da vista da montare come quelli che iconicamente indossava Le Corbusier. In proposta anche dei biglietti d’augurio a crucipuzzle in cui trovare i nomi di personaggi rappresentativi delle quattro discipline proposte di architetti, designer, fotografi e artisti.
Cinqpoints offre un approccio verso un viaggio ludico nell’architettura contemporanea non solo per adulti, amanti o professionisti del settore, ma anche d’incoraggiamento alla creatività per piccoli futuri (forse) architetti.
Una piccola fattoria urbana, un pollaio modulare, un arredo urbano su cui sedersi e magari leggere un libro. Il progetto si chiama Chicken Coop & Garden ed è dello studio belga Segers che ha pensato di mettere insieme, attraverso un design creativo, tutti i componenti che servono per realizzare una piccola fattoria anche in città.
Una soluzione per tutte le stagioni e le zone, la premessa è semplice: ogni potenziale contadino urbano ha dei limiti di clima e spazio ma parte dagli stessi bisogni. Per alcuni è più importante poter avere spazio per le galline, per altri serve più spazio per l’orto, i designer di Segers hanno trovato una soluzione adatta a molteplici esigenze. Una sezione è dedicata alla rimessa per gli attrezzi, una al compostaggio e una al contenitore per il recupero dell’acqua piovana. Ognuno può montare il prodotto in base a quello che vuole farci.
Lo studio che ha ideato questo progetto, fondato nel 1989 da Rita Westhovens (graphic designer) e Wim Segers (product designer) ha sede a Maaseik nelle Fiandre e per questa idea progettuale ha ricevuto l’Ovam Ecodesign Award Pro 2013. Il prototipo attuale è fatto in legno naturale trattato con mordente scuro, ha delle sezioni a vista ed altre chiuse ed una panchina-contenitore integrata.
Dalla collaborazione tra il team di Brooklyn Boulders e gli architetti di Arrow Street è nato a Somerville, nel Massachusetts, un luogo dinamico e creativo per il coworking. Questa tipologia di spazi sono oramai una realtà consolidata per professionisti, studenti, freelancer e imprenditori che vogliono condividere le proprie idee e competenze e fare brainstorming sotto lo stesso tetto.
In questo caso gli architetti di Arrow Street hanno fatto anche un passo più avanti: hanno combinato il concetto di comunità con quello di fitness e sport estremi. 40.000 mq in un mix tra architettura e lavoro/gioco. Infatti, a margine dei lunghi tavoli per lo studio e il lavoro si trova un’ampia gamma di attrezzi per attività atletiche e ricreative. Per le sedute i designer hanno scelto le active sitting balls, un’idea innovativa che sostituisce la tradizionale sedia da ufficio. L’ambiente centrale è un componente architettonico unico dove si svolgono lezioni di gruppo, uno spazio sauna, uno per lo yoga, una fila di attrezzature per il cardio fitness. Il punto focale di questo progetto sono le pareti attrezzate per effettuare vari tipi di arrampicata al di sopra delle quali si trovano gli spazi per il coworking. Il tutto arricchito da colorati graffiti.