Cina | Architettura pirata

Deve esserci una relazione profonda tra il “copia & incolla“, dato che l’azione pura nasce dai tempi dell’infanzia e si perfeziona a maggiore età. È un fenomeno che oggigiorno sta assumendo i caratteri di un’abitudine, in un mondo dove esiste già tutto: l’imitazione è certamente più facile del creare ex-novo. Però, se proprio si deve copiare, che almeno si copi bene ed ecco perché si dice che il copiare è un’arte… e in molti affermano che la Cina sia un Paese di eccellenti “riproduttori”, ma ci sono delle eccezioni per molti altri, che oltretutto si ritengono al quanto indignati.

Un caso (riportato da un servizio della BBC) è l’esempio dei cittadini del borgo collinare austriaco di Hallstatt, nonché patrimonio mondiale dell’Unesco, che hanno scoperto per caso una versione fotocopiata delle loro case nel sud della Cina. Chissà, cosa direbbe il grande Le Corbusier nel vedere la sua famosa Cappella di Notre Dame Du Haut a Ronchamp in Francia copiata fedelmente, sempre in Cina, per un ristorante? E come si risolverà la causa di plagio, ancora in corso, contro i “pirati” di Chongqing per il Meiquan 22nd Century, da parte del proprietario del SohoChina, dove l’archistar Zaha Hadid ha progettato il complesso, il quale ha gridato allo scandalo soprattutto perchè i “copia-carbone” stanno costruendo più velocemente del cantiere originale!?

Un problema del remake è l’involontaria aspettativa che si innesca su un’idea, un motivo, una lettura che sia nuova, migliorativa o leggermente diversa tale da giustificare la realizzazione di un rifacimento. Però, per i cinesi, forse la frase di Gianni Versace detta ad un’intervista sulla pirateria, ha dato notevoli spunti: “Se mi copiano è perché piaccio!

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