Visiondivision di Stoccolma è stato invitato per una settimana al workshop MIAW2, presso il Politecnico di Milano, per esaminare l’impatto dello stile di vita frenetico di oggi in rapporto all’ecologia e alle questioni ambientali in architettura. Giocando con la metafora delle foreste, è emerso, con il titolo di ‘il paziente giardiniere‘, un progetto di una struttura composta da dieci alberi di ciliegio giapponese, ideale materiale da costruzione per la sua versatilità nella flessione, torsione, potatura ed innesto.
In un’area di progetto di 50 mq, gli alberi scelti sono stati piantati intorno ad un anello di 8m di diametro, dove al suo centro sorge una torre temporanea in legno alta 6m; con delle corde attaccate alle piante si crea una leggera tensione, che col tempo creerà una curvatura simile ad una cupola sulla quale verranno innestati degli alberi da frutta come scale di sicurezza e generatori di cibo. Al di sotto della cupola, al pian terreno, sono stati ideati mobili fatti di rami e piante, come in particolare la seduta di erba realizzata grazie ad una struttura “sottocutanea” in cartone.
Un lavoro altruista che darà i suoi risultati soltanto nel lungo termine, all’incirca fra 80 anni (2011-2090). E’ il caso di citare Jean Jacques Rousseau “La pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce.”
In questo periodo la parola sostenibilità è particolarmente abusata. Circondati di immondizia fino alle ginocchia ci riesce facile parlare di ‘riciclo’ ‘bio’ e sostenibilità. A Londra invece qualcuno va un pò più sul concreto. Protagonista è la zona a sud del centro, già nota per i suoi ‘pop-up galleries‘, gallerie che spuntano dal nulla in luoghi inaspettati giusto il tempo necessario per una mostra, per il mercato multietnico di Spitalfields e per l’affacinante quartiere ebraico. In questo contesto è approdato l’artista berlinese Martin Kaltwasser, invitato appositamente per realizzare un nuovo teatro. Ovviamente non un teatro qualunque. Jellyfish Theatre (il teatro delle meduse) è un luogo dove possono recitare Simon Wu e Kay Adshead mettendo in scena le loro performance di avanguardia che denunciano i cambiamenti climatici del globo e reclamano i diritti dell’uomo. Il risultato è un contenitore con 120 posti a sedere, creato utilizzando esclusivamente materiale di scarto. Più di 80 volontari hanno portato materiali da riciclare e hanno partecipato nella costruzione di questo straordinario teatro. Materiali di scarto di ogni genere, bottiglie, pezzi di legno, scarti di cantieri e legno in tutte le forme possibili, sono stati utilizzati nel teatro di 750 mq, costruito attuando una specie di “compensato-terapia” globale per migliorare il mondo in cui viviamo. Il risultato è una sorta di scultura sociale partecipata prima, durante e dopo la costruzione dalla comunità che vi abita intorno.
Una importante asta che si svolgerà dal 16 al 18 ottobre presso Cite de l’Architecture & du patrimoine, raccoglierà fondi attraverso la vendita di circa centoventi opere offerte alla Fondation Architectes de l’Urgence, per le “vittime di catastrofi naturali, tecnologiche o umane, senza distinzione di nazionalità, sesso o religione”. Noti maestri di tutto il mondo, tra cui
Fuksas, Piano, Calatrava, Meier e molti altri, hanno donato oltre 120 tra disegni, schizzi e fotografia per questo progetto particolarmente meritevole che afferma tra l’altro un concetto assolutamente all’avanguardia: l’architettura, per quanto arte elitaria per definizione, si presta alla soluzione dei problemi delle masse. Infatti l’Architectes de l’Urgence, dalla sua nascita ad oggi, ha coinvolto più di 1200 architetti e ingegneri in operazioni di ricognizione cartografica, messa in sicurezza delle popolazioni e tutela del “patrimonio architettonico, culturale e storico di tutto il mondo”. Le opere all’asta hanno un prezzo base unico di 150 euro. Ecco l’elenco dei donatori: Tadao Ando, Paul Andreu, Shigeru Ban, Frédéric Borel, Béatrice Boyer, Olivier Brochet, Santiago Calatrava, Roland Castro, Emmanuelle Colboc, Odile Decq, Fabrice Dusapin, Jacques Ferrier, Jean-Marie Finot, Olivier Flahault, Massimiliano Fuksas, Hérault Isabelle, Manuelle Gautrand, Jakob et MacFarlane, Yves Lion, Philippe Madec, Tom Mayne, Mazaud Jean-Robert, Richard Meier, Jean Nouvel, Patrice Novarina, Gilles Ollier, Claude Parent, Périphériques / Trottin David, Dominique Perrault, Renzo Piano, Philip Plisson, Jean-Christophe Rudy Ricciotti Quinton, Richard Rogers, Philippe Samyn, Alvaro Siza, Bernard Tschumi, Marc Van Peteghem, Van de Wyngaert Thierry, Jean-Paul Viguier …
Sembra che il progetto dell’architetto giapponese Shigeru Ban per L’Aquila di un auditorium temporaneo da 230 posti sia finalmente passato alla fase operativa dopo essere stato approvato in una nuova versione. Il progetto ha alle spalle come spesso accade in Italia per l’architettura contemporanea una vicenda tormentata. Durante il summit del G8 di quest’anno il primo ministro giapponese Taro Aso aveva presentato il modello. Inoltre il progetto è stato donato dall’architetto giapponese che si è anche incaricato di trovare metà dei fondi (€500.000) per realizzare l’opera mentre l’altra metà è stata donata dal governo giapponese. Il progetto originario prevedeva una nuova sede per il conservatorio e l’auditorium annesso: un complesso su due piani che avrebbe occupato un’area di 3800 metri quadrati, con aule dai 20 ai 40 posti ed un auditorium per 600 persone. Sarebbe stata utilizzata la copertura di una struttura preesistente in acciaio, mai completata. Il progetto prevedeva strutture in legno e grandi pilastri di cartone precompresso, una tecnologia già sperimentata da Ban per altri suoi interventi post sisma. In un secondo momento l’amministrazione locale ha deciso di dividere il progetto in due parti. La Protezione Civile si sarebbe occupata della realizzazione del Conservatorio, mentre l’Auditorium sarebbe stato realizzato con un intervento distinto. Il primo progetto-quello del conservatorio- è stato così archiviato e sostituito con una struttura provvisoria realizzata con gara dalla protezione Civile (il Musp di Colle Sapone). L’architetto giapponese è successivamente tornato a L’Aquila con un nuovo progetto. Questa volta per il solo auditorium temporaneo. Approvato a fine gennaio 2010, il progetto è stato presentato il 16 marzo scorso dallo stesso Shigeru Ban, in occasione di una conferenza tenuta presso l’Università dell’Aquila. Nel nuovo progetto l’auditorium ha una pianta quadrata con il lato di 25 metri. All’interno un’ellisse disposta diagonalmente ospita la sala principale da 230 posti. La copertura è a piramide ribassata. Anche per questo progetto Ban ha previsto tubi in cartone precompresso per sostenere la copertura. Sacchetti di sabbia riempiranno la scaffalatura metallica che disegna la struttura della sala per l’insonorizzazione dello spazio. Tutte le strutture saranno smontabili e rimontabili altrove. L’architetto giapponese è famoso per i suoi progetti che sperimentano con materiali economici e riciclabili come il cartone o il bamboo in risposta alle emergenze provocate dai disastri naturali . Ban ha costruito molti di questi progetti in tutto il mondo e in aree povere interessate da catastrofi collaborando spesso con un network di volontari membri per lo più del VAN voluntary architects’ network che ha fondato egli stesso nel 1995.
Images from bdonline: Vertebrate by Metalanguage Design
Chi l’avrebbe detto? L’ultimo concorso lanciato dal British Land e dalla City of London Corporation porta un titolo quanto mai inusitato Oltre l’alveare per celebrare il 2010 anno della biodiversità. Se ci eravamo abituati agli urban garden il passo è ancora più audace: alloggi per insetti. I due Golden Beetle Awards saranno assegnati durante il festival di architettura : i due vincitori saranno selezionati uno dal pubblico mediante il voto online, e l’altro da una giuria di esperi. I 5 hotel saranno costruiti in 5 locations diverse nella città di Londra. AI partecipanti era stato richiesto di presentare una proposta per un habitat creativo ed ecologicamente sostenibile. Tra i finalisti studi di tutto rispetto come quello di Ove Arup e le proposte vanno da: un sistema modulare di alloggi per api e calabroni ispirati alle torri della City di Londra senza escludere altri insetti TheBumblebee city nester di Fisher Tomlin Professional Garden Designers & LandscapersLocation: West Smithfield¸. Ad un sistema di tubi di diversa larghezze e lunghezze (in questo caso il consulente strutturale è lo studio Arup) per ospitare insetti e piante rampicanti. Brookfield bug buddies di Brookfield Europe in collaborazione con Arup, DP9, Hilson Moran Partnership and Sir John Cass’s Foundation school, Stepney Way, E1Location: Postman’s Park . Per chi ama il vernacolare una casetta sul modello di un tipico chalet bavarese fatta con mattoni riciclati i cui buchi ospiteranno insetti di tutti i tipi ed Interamente costruita con materiali di recupero Beevarian Antsel and Gretel Chalet di “German Women in Property” Location: Cleary Garden . Arup Associati presenta The Insect Hotel Location : St Dunstan’s in the East. una serie di compartimenti che hanno forma di parallelepipedi il cui sistema di vuoti di differenti misure è basato sul pattern del diagramma di Voronoi (presente in natura)- All’interno di questi vuoti sono inseriti materiali di scarto. I lati di questi compartimenti sono accessibili a tarme e falene mentre la parte superiore raccoglie acqua piovana e ospita la vegetazione. L’ultimo progetto Inn Vertebrate di Metalanguage Design Location: Bunhill Fields. è un hotel multi piano con differenti cavità adatte ad ospitare diversi tipi di invertebrati. Fatto con materiali riciclati le cavità vengono riempite con terriccio e pietra dei dintorni in modo più ospitali per questo tipo di utenza!
Pete Walker, direttore del centro universitario sui materiali edili innovativi, prevede che le case di paglia che stanno mettendo a punto, dovrebbero durare più di 100 anni. Sottoposte a prove estreme di resistenza, tipo simulazioni di vento con una forza simile a quella che si sviluppa durante un uragano, hanno l’unico inconveninete di avere pareti spesse quasi mezzo metro, caratteristica che riduce la superfice utilizzabile dell’appartamento. Anche le prove per gli incendi sono risultate positive, infatti pare che le fiamme impigherebbero circa 1 ora e mezza a raggiungere la paglia, ossia ben oltre il tempo di 30 minuti richiesto dalle normative di sicurezza. L’unica reale preoccupazione è l’umidità in caso di inondazioni. Vantaggi straordinari invece ci sarebbero nella riduzione delle emissioni di carbonio e sui consumi da riscaldamento. Certo è probabile che sia ancora difficile ottenere un mutuo per la realizzazione di una casa di paglia, forse non molte banche credono ancora in questo progetto….
Ma i ricercatori del progetto BaleHaus dell’università di Bath ci credono molto, e inoltre una casa da loro progettata, che richiede otto pannelli per ogni piano, si monta in soli quattro giorni, rispetto a uno minimo di quattro settimane per una casa convenzionale. Certo hanno deluso un sacco di bambini, perchè non basterà un soffio del lupo a buttarle giù!
Otto pannelli sensibili installati lungo un marciapiede nel centro della cittadina francese di Tolosa per due settimane: questo l’innovativo esperimento che permetterà di capire se l’invenzione rivoluzionaria dell’azienda olandese Jaap Van der Braak, potrà realmente rappresentare un investimento positivo nel progetto di risparmio energetico globale. L’idea era stata già sfruttata nel pavimento della Club Watt, nota discoteca di Rotterdam che già tempo fa si è dotata di una pista da ballo collegata ad un dispositivo basato sui cristalli piezoelettrici. Più i pannelli vengono premuti dagli irrequieti ballerini più si accumula energia che viene utilizzata per alimentare lampioni. Qualche modifica è stata necessaria nel marciapiede di Tolosa, visto che la pressione esercitata dai passanti non è la stessa dei ballerini e comunque i pochi pannelli istallati riescono a generare 30 watt di elettricità. Il prossimo progetto della Sustainable Dance Club, la società che ha lanciato l’iniziativa, è un impianto pilota nello stadio di Rotterdam, per il
quale ha già firmato un contratto.
Il futuro è già qui a portata di un click, in particolare quello per dare l’ok di stampa ad uno dei tanti documenti che quotidianamente, nei nostri uffici e nelle nostre case, vengono alla fine cestinati, con un grosso dispendio di carta e inchiostro. Tutto ciò non è per niente ecologico e nell’era del’iPod e dei telefoni cellulari non è un dettaglio da dimenticare. Questo avrà più o meno pensato Hoyoung Lee il concept designer che sta mettendo a punto Pencil Printer, una stampante a grafite, ossia le comuni matite e meglio ancora se i mozziconi di matite che in genere vengono buttati via. Il progetto farebbe la gioia di molti imprenditori che potrebbero eliminare il costo delle cartucce nei propri uffici ma c’è di più: con l’uso della matita i documenti possono essere modificati, in caso di errori, con una semplicissima gomma da cancellare! Si aggiunge alla vera convenienze del progetto un design colorato e dimensioni contenute.
Anche in Italia finalmente si pensa alla sostenibilità in modo concreto. Presentato in occazione del Salone Internazionale dell’Ospitalità Professionale tenutosi a Milano nell’ottobre scorso, H3 Hotel è il primo albergo italiano ad essere stato concepito come interamente sostenibile sin dalla sua progettazione. Si basa infatti sull’utilizzo di tutte le energie rinnovabili, dall’eolico al fotovoltaico, adattate al territorio in cui si decide di installare la struttura. Preferibile infatti parlare di installazione piuttosto che di costruzione visto che si tratta di unità interamente prefabbricate realizzata interamente in officina, della superficie di 19 mq, composte da camera e bagno. Questi moduli, con la struttura di alveare, trasportabili già completi di finiture, andranno implementati dai moduli per spazi comuni, come il ristorante, il lounge bar e la reception, da edificare in opera. I vantaggi sono tantissimi: tempi di costruzione ridotti al minimo, circa 120 camere in 7 mesi stimati, e costi certi, per quanto simili a quelli di un hotel tradizionale. Progettato da studio Blast Architetti con il contributo di di Alessandra Mauri, vanta patners importanti come BTicino, Geberit e Guzzini.
Entri nel salone e accendi le luci, poi esci e spegni, vero? Questa è la logica di Dial4light, ma non per la tua abitazione, bensì per l’illuminazione pubblica. Il progetto, unico nel suo genere, è già attivo nei piccoli paesi tedeschi di Rahden, Lemgo e Dorentrup. Infatti l’illuminazione pubblica in zone meno trafficate delle città viene completamente spenta alle 21:00; se serve al singolo utente per tornare a casa, fare footing o altro, con un veloce procedimento questo è possibile. Dopo essersi registrati sull’apposito sito, l’abitante digita dal suo cellulare il numero che appare sul palo della luce e, voilà, si accende l’illuminazione nel percorso desiderato per 15 minuti. Gli abitanti hanno la possibilità di prenotare il servizio in base all’arrivo a casa la sera o nei momenti in cui sanno anticipatamente che potrebbe servire. I risparmi stimati in termini economici sono del 25% circa del costo dell’illuminazione pubblica e ovviamente anche quelli ambientali sono enormi.
Ma, dott.ssa Prestigiacomo, Lei legge la nostra newsletter, vero?