Venezia | Palazzo Enciclopedico di Massimiliano Gioni

Il Palazzo Enciclopedico è il sogno di un museo che ospita tutta la conoscenza del mondo, nonché un progetto depositato presso l’ufficio brevetti statunitense il 16 novembre 1955 dall’artista italo-americano Marino Auriti. Un’idea che ha ispirato il giovane curatore Massimiliano Gioni, direttore artistico della Fondazione Nicola Trussardi e regista alle esposizioni del New Museum di New York, per la 55° Biennale d’arte di Venezia; una città che si presta come palcoscenico ideale per eventi di mondaneità internazionali, che merita un viaggio anche durante le avversità atmosferiche, come è successo quest’anno, sotto una persistente pioggia durata per tutta la celebrazione inaugurale.

Tema stravagante che ha tessuto la sua strada senza soluzione di continuità (il piano di Auriti non è stato mai realizzato) attraverso i showspaces, dove opere dello scorso secolo sono state presentate assieme a quelle di nuova generazione. Un’ondata costante di spettatori e code infinite per entrare ai padiglioni come è successo al padiglione tedesco, dove Ai Weiwei ha installato 886 sgabelli volanti o al padiglione danese, dove Jesper Just ha per l’occasione trasformato l’architettura del padiglione in un ambiente immersivo e multi-sfaccettato, che unito al video formano una sintesi.

Inaspettatamente i più apprezzati sono stati Irlanda, Cile e Galles. Oltre al tour de force ai Giardini e all’Arsenale, molti sono stati anche i Padiglioni e le manifestazioni collaterali, che hanno costellato Venezia. Un bell’esempio al Museo Correr con una una retrospettiva di Anthony Caro; all’Isola di San Giorgio con le sculture giunoniche di Marc Quinn; alla Fondazione Swarovski nella Basilica di San Giorgio, John Pawson ha presentato un’elegante scultura: una grossa lente che riflette le ‘Perspectives’ nascoste ad occhio nudo del soffitto; a Palazzo Grassi la fotografatissima installazione-scenografia di tappeti rossi di Rudolf Stingel e per citarne ancora uno, a Palazzo Cavalli-Franchetti tra il Guggenheim e l’Accademia delle Belle Arti (sede per la prima volta del Padiglione Tuvalu) con il poetico e molto trendy progetto ‘Last Train’ dell’artista-designer libanese Ron Arad, sponsorizzato niente meno che da Steinmetz Diamonds.

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