Architettoterapia

© Maggie’s

Sei centri già costruiti, uno a Londra e cinque in Scozia, a firma di maestri del calibro di Frank Gehry, Zaha Hadid e Sir Richard Rogers; altri sei centri previsti nell’immediato futuro che prevedono il coinvolgimento dell’OMA di Rem Koolhas, del Foreign Office Architects e di Piers Gough e Richard MacCormack. Una unica filosofia: la ricerca di conforto, compagnia, aiuto ma anche consigli utili a risoluzione di problemi apparentemente banali che i malati di tumore possono incontrare, come trovare una parrucca accettabile magari ad un prezzo contenuto. Ma cosa c’entra l’architettura in tutto ciò? Il problema se lo è posto Maggie Keswick, l’ideatrice dei centri, la quale, dopo aver ricevuto la diagnosi della sua malattia allo stadio terminale, si trovò a riflettere su come la bellezza dell’ambiente nel quale riceviamo le cure possa essere determinante non solo sul nostro umore ma anche sugli effetti della terapia. Una idea pretenziosa che è stata sposata da Michelle Obama, Bob Geldof, Sam Taylor-Wood e Sara Brown. I Maggie’s Cancer Caring Centres hanno una struttura architettonica molto varia a seconda del proggettista coinvolto e alcuni sono addirittura criticati per l’effetto finale considerato ostile e spigoloso, come il centro di Fife, progettato da Zaha Hadid e inaugurato da Gordon Brown nel 2006. Di sicuro hanno un nobile fine comune.

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